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F4. Formazione di critici e curatori

Il percorso formativo dei curatori e dei critici nel bene e nel male non è standardizzato. È necessario uniformare i percorsi di queste due figure, oppure potrebbe essere controproducente? Si ritiene auspicabile un ragionamento sulla effettiva necessità di differenziare i due ruoli e su come il percorso formativo per arrivarci possa essere migliorato, a partire dal contesto universitario.


Report del tavolo

Nell’ambiente artistico contemporaneo i ruoli di curatori e critici sono sempre meno circoscritti. Oltre all’organizzare mostre, ci si aspetta che un curatore porti avanti progetti di ricerca, sia un abile oratore e fund-raiser, scriva interviste, recensioni e saggi critici per pubblicazioni di vario genere prodotte da istituzioni pubbliche e private sia sul lavoro di artisti sia su temi più ampi, di rilievo rispetto alle produzioni culturali contemporanee. Parallelamente è sempre più difficile per un critico sopravvivere esclusivamente dedicandosi alla scrittura e alla redazione, dovendosi generalmente destreggiare anche nella curatela, nell’insegnamento, nella collaborazione a vario titolo con artisti e istituzioni. Al problematico ma anche fertile tessuto di relazioni prodotto da questa situazione si aggiunge il fatto che da entrambe le figure ci si aspetta una conoscenza culturale, sociale e politica molto ampia, sempre meno legata ad una disciplina specifica: la storia dell'arte. Un’ibridazione tra professioni e discipline che pone una grande sfida all’istruzione superiore, universitaria e non. Questa tavola rotonda ha riunito curatori, critici, ricercatori e professori universitari proponendosi di riflettere sugli attuali sviluppi e nuove urgenze nelle pratiche critiche e curatoriali e soprattutto in che misura e modo tali tendenze si riflettano nei curricula delle strutture educative italiane. L’ambizione dell’incontro è stata di individuare elementi di criticità e proporre possibili nuovi temi, soggetti e format da utilizzare per programmi futuri.
premesse
- Mancanza di spazi per la sperimentazione critica e curatoriale per giovani professionisti e studenti 
- Necessità di un approccio teoretico serio che vada ad affiancare l’approccio pratico, generalmente assente nei programmi di formazione attuali 
- Presenza in Italia di numerose scuole per curatori, nella gran parte di poca significatività 
- Quasi totale assenza di strutture educative per la formazione di critici e scrittori d’arte 
- Mancanza di un pluralità formativa 
- Assenza di grants e borse di studio per i curatori e gli studiosi italiani, poco investimento nella ricerca 
- Difficoltà nella creazione di scambi internazionali
proposte
- Necessità di ripensare i concetti fondamentali di teoria e ricerca nell’ambito della pratica artistica e curatoriale 
- Ritornare a creare un sistema di riferimento che sia a carattere valoriale, strumenti di lettura paralleli a quelli che vengono forniti dalla storia dell’arte 
- Pluralità della formazione, non c’è una sola formazione possibile per il curatore: diversificazione del percorso didattico che garantisca la “biodiversità curatoriale” 
- Percorsi condivisi in collaborazione con istituzioni attive sul territorio 
- Necessità di parlare di metodologia curatoriale come pratica trasversale, tra artista e pubblico ma anche tra discipline diverse 
- Necessità di contestualizzare la pratica curatoriale e critica rispetto ad un’analisi del presente - Necessità di lavorare simultaneamente alla formazione e al “sistema”, così da favorire l’integrazione degli operatori all’interno di questo 
- Cercare di integrare una dimensione estera nel contesto italiano della formazione e della pratica curatoriale (possibile ritorno dei “cervelli in fuga”?); valore attribuibile al viaggio e allo scambio come strumento fondamentale alla costruzione della propria identità curatoriale