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S10. Programmare per tempo

L’assenza di programmazione, la temporalità sempre meno razionalizzata, la discontinuità progettuale sembrano essere uno dei motivi strutturali della debolezza del sistema dell’arte contemporanea italiana. Al di là della tradizionale capacità italiana di risolvere tutto rocambolescamente all'ultimo minuto, come dare vita a politiche culturali di ampio respiro?

Proposte del tavolo 

La programmazione dei musei pubblici italiani, così come quella delle realtà che basano la loro attività su fondi pubblici - come il no profit culturale - soffre di una difficoltà strutturale. Durante la discussione, i partecipanti hanno sottolineato la necessità di non ridurre il termine "programmazione" alla sola attività espositiva o di organizzazione di eventi, richiamando la centralità dell'attività di ricerca che è il fondamento della missione culturale di ogni istituzione museale. Il tavolo ha individuato gli elementi che ostacolano la pianificazione a lungo termine e che mettono sotto stress la qualità della proposta culturale: in primo luogo la relazione tra musei e amministrazione pubblica, relativamente al tema dei finanziamenti e della loro gestione, a cui sono ascrivibili anche alcune criticità interne alle istituzioni culturali stesse. Le proposte emerse tengono conto dei limiti di manovra concretamente possibili, imposti dalla dipendenza economica e amministrativa dagli enti locali, e si sono pertanto concentrate sull'individuazione di strategie che mettano a frutto relazioni tra pubblico e privato e tra le diverse istituzioni culturali.
premesse
Criticità nei rapporti con la pubblica amministrazione

Mancanza di un quadro giuridico-amministrativo stabile della pubblica amministrazione che garantisca continuità nelle relazioni e nelle erogazioni di fondi. Si veda il caso della ristrutturazione delle provincie che ha causato in alcune regioni il blocco dei fondi pubblici che venivano attraverso queste distribuiti. 
Dipendenza dei bilanci dei musei pubblici dai bilanci degli enti territoriali cui fanno capo (comuni, province, regioni). Il ritardo con cui questi vengono approvati si riflette negativamente anche sulle istituzioni, paralizzando la loro possibilità di spesa. 
Difficoltà di armonizzare i ritmi di programmazione a breve termine delle istituzioni con quelli dei soggetti finanziatori. Si veda il caso dei bandi europei che richiedono programmazioni pluriennali, o quello di sponsor privati pronti ad impegnarsi sul lungo periodo a fronte di un programma già sviluppato a cui associare la propria immagine. Discontinuità della parte politica eletta ogni cinque anni: nel periodo tra una legislatura e la seguente si verifica spesso una vacatio di programmazione, dovuta all'assenza della figura di riferimento nell'amministrazione pubblica - senza contare che spesso gli assessori alla cultura si avvicendano anche all'interno della medesima legislatura, con il conseguente turn over dello staff a loro collegato e cambi di programma già approvati. 
Applicazione delle norme della pubblica amministrazione relative ad incarichi e pagamenti anche ai musei pubblici. Dalle prime deriva l'impossibilità di fare affidamenti diretti; le seconde sono responsabili dei lunghi tempi di pagamento dei fornitori, che fanno percepire le istituzioni come "cattivi pagatori", soprattutto all'estero. 
 
Criticità interne ai musei 

Mancanza di figure professionali specializzate in tutti i dipartimenti, a causa dei limiti alle assunzioni imposti dalle difficoltà di budget. Lo staff di conseguenza deve sottrarre tempo ai propri compiti e farsi carico di responsabilità che esulano dal proprio ruolo, mettendo a frutto competenze sviluppate unicamente sul campo, a discapito della buona gestione e della crescita professionale dei singoli. 
Produzione di mostre "episodiche" anziché di cicli espositivi legati a progetti di ricerca a lungo termine, a causa di orizzonti di programmazione brevi. Questi hanno una ricaduta negativa anche su altre attività del museo che necessitano continuità di previsione, come le attività educative, di conservazione delle opere in collezione, di manutenzione degli edifici. Difficoltà di relazione con gli artisti, che a seguito di un invito per mostre o progetti richiedono conferme di budget, contratti, date certe di programmazione, che raramente possono essere confermate ufficialmente con largo anticipo. 
Competizione con mostre ed eventi "di cassetta" programmati in spazi pubblici da soggetti terzi. Il successo di pubblico, con il conseguente indotto turistico, sembra essere l'unico parametro di valutazione della validità della proposta culturale per molti amministratori pubblici. In questo clima, la missione educativa e di ricerca del museo è da difendere e riaffermare con forza.
proposte
Allacciare nuovi rapporti con i soggetti che erogano fondi, individuando per esempio nelle banche degli interlocutori con cui sviluppare strumenti di credito ad hoc per le necessità dei musei. I musei dovrebbero inoltre considerare anche le possibilità generate dalla recente apertura della Cassa Depositi e Prestiti al sostegno di attività culturali. 
Procedere ulteriormente verso il modello anglosassone di finanziamento privato, che necessita, per essere implementato, di maggiore attenzione da parte del ministero dell'economia, a partire dalla defiscalizzazione delle erogazioni liberali e da una revisione dell'Art Bonus che prenda in maggior considerazione l'arte contemporanea. 
Aprire la programmazione a mostre ed eventi realizzati in collaborazione con soggetti diversi, come fondazioni private e festival di teatro, musica, letteratura, o cineteche, per una ibridazione dell'attività istituzionale attraverso lo sviluppo di modelli di produzione più leggeri e duttili. 
Valorizzare le reti esistenti tra i musei, come AMACI, per produrre ad esempio mostre itineranti che promuovano la circolazione delle collezioni e una condivisione della ricerca delle singole istituzioni. 
Attivare canali di informazione e agende condivise tra i musei e le altre realtà che operano nel campo dell'arte contemporanea, per generare sinergie tra le offerte culturali di ciascuno ed evitare sovrapposizioni nella programmazione. 
Dar vita a tavoli di programmazione locali, sull'esempio della Regione Toscana, che individuino delle istituzioni museali attraverso cui ridistribuire i fondi pubblici alle diverse realtà che si occupano della diffusione e produzione di arte contemporanea. 
Favorire la formazione permanente delle figure professionali che operano nei musei, integrandola concretamente nelle attività di programmazione delle istituzioni.