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[PP] rapporto pubblico/privato



Relazione macroarea "Rapporto pubblico/privato" 

Neve Mazzoleni (coordinatrice del tavolo "Le fondazioni private sono le nuove istituzioni"), Bruna Roccasalva (coordinatrice del tavolo "Gli indipendenti"), Elisa Bonini (coordinatrice del tavolo "Per una cultura del funraising"), Chiara Galloni (coordinatrice del tavolo "Nuovi mecenati"), Antonella Crippa (coordinatrice del tavolo "Pubblico e privato: una questione di fiducia"), Alessia Zorloni (coordinatrice del tavolo "Quale mercato per l'arte?"), Martina Angelotti (coordinatrice del tavolo "Quale senso per l'arte pubblica") relazionano il lavoro dei tavoli della macroarea "rapporto pubblico/privato". Conduce la discussione Pier Luigi Sacco, membro del comitato promotore del Forum. 

Pubblico/privato - La dimensione inclusiva dell'arte contemporanea 
80 sono stati i professionisti – tra manager, curatori, fundraiser, artisti, art advisor, galleristi, case d'asta, imprenditori, direttori di musei, professori – che hanno animato i tavoli sul rapporto tra settore pubblico e privato per l'arte contemporanea organizzati a Prato il 26 settembre 2015. Partecipazione, dialogo, territorio, comunità e fiscalità sono state le parole più ripetute e rappresentano la base di partenza di quattro proposte concrete. Al contrario, decisamente assente la dimensione europea. L'Europa sembra non fare partedell'orizzonte di senso degli operatori e "fiancheggiatori" dell'arte contemporanea in italia. Sarebbe invece decisamente importante guardare all'Europa e alla sua amministrazione, per sfruttare al meglio le opportunità in termini di collaborazione, risorse, strumenti e prospettive. 

 1. Una Agenzia per le arti contemporanee 
Durante gli incontri, è stato fortemente ribadito il desiderio di partecipazione del settore privato alle strategie per la promozione e la valorizzazione dell’arte mediante organismi misti. È tramontata l'era del sostegno economico e della delega della produzione culturale agli operatori specializzati; quando investe, il settore privato vuole poter contribuire ai processi decisionali e organizzativi e vorrebbe partecipare o costituire organismi permanenti di collaborazione e confronto strutturati: una Agenzia per la promozione dell'arte contemporanea è la prima proposta concreta che risponde a questa esigenza.  

2. Forum locali per l’arte contemporanea nelle sedi dei musei d’arte contemporanea 
In secondo luogo è forte il bisogno di potenziare il rapporto degli operatori privati con il territorio e le comunità, non solo quelle nazionali, generazionali o religiose ma anche quelle instabili e meno definite. La proposta è l'organizzazione di occasioni di incontro per gli operatori e il pubblico a cadenza semestrale che favoriscano la conoscenza reciproca delle varie realtà e la nascita di possibili sinergie. A questa esigenza potrebbe rispondere il Forum con una delega per l’organizzazione di queste occasioni a uno degli operatori già presenti sul territorio, che potrebbe diventare generatore di partecipazione anche a livello locale. 

3. Uffici locali per la promozione dell’arte contemporanea 
Una criticità riscontrata è quella di individuare interlocutori efficienti per il dialogo con il settore pubblico nella dimensione locale. Sarebbe auspicabile l’apertura o il potenziamento di Uffici per l’arte contemporanea all'interno delle amministrazioni locali che favorissero l’accesso alle informazioni, la partecipazione ai bandi di finanziamento dei progetti, l’analisi dei bisogni, e che garantissero una continuità di interlocuzione, e ne facilitassero gli iter amministrativi e le dinamiche di valutazione, sviluppo e compimento. 

4. Una nuova fiscalità sull'arte contemporanea 
Un'ultima richiesta trasversale riguarda il sistema fiscale: le imposte sulle donazioni non favorisco lo sviluppo del rapporto tra pubblico e privato. Aiuterebbero azioni per migliorare la modesta conoscenza e pertanto la scarsa applicazione delle possibilità offerte dalle leggi e dai provvedimenti recenti (le leggi 512/1982 – regime fiscale dei beni di rilevante interesse culturale, 717/1949 – norme per l’arte negli edifici pubblici, Artbonus). In particolare, sarebbe utile suggerire al governo di estendere l’Art Bonus anche ai progetti per l’arte contemporanea. Secondo gli operatori del mercato, inoltre, favorirebbe il comparto l'eliminazione totale o parziale delle imposte sugli scambi, sulle esportazioni e importazioni extraeuropee e l’annullamento delle imposte per la vendita di opere di valore inferiore a €10.000. 

I temi principali dei tavoli di Prato: i nuovi attori 
In Italia, l’antitesi tra i settori pubblico e privato per la promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea è superata. Musei, progetti e operazioni di valorizzazione non sono più caratterizzati dal loro status ma piuttosto da accessibilità e fruibilità. La crisi economica, inoltre, ha favorito l’evoluzione della governance di alcuni centri diventati fondazioni miste. Questa situazione fluida, per alcune istituzioni ha significato la sopravvivenza; il settore privato, sempre più frequentemente ha optato per la gestione in proprio dei progetti. Una più decisa vocazione internazionale e la più frequente attivazione di sinergie con le istituzioni europee consentirebbero un miglioramento e un potenziamento delle prospettive. L’arte contemporanea dovrebbe darsi quali obiettivo quello di essere un aggregatore sociale e civile e un motore di sviluppo strategico dell’Italia, in senso culturale, produttivo, economico e turistico. In particolare, la discussione del tavolo Pubblico/privato: una questione di fiducia ha messo a fuoco quali siano le criticità del rapporto: tra le altre, la progressiva perdita di credibilità del brand pubblico, la difficoltà a fare rete delle istituzioni private, una legislazione farraginosa e tempi di reazione non sincronici. E’ emerso inoltre che, al contrario, la dimensione locale favorisce rapporti di collaborazione proficui, diretti o mediati da varie realtà, e consente la patrimonializzazione delle collezioni e modelli di gestione misti. 
Il tavolo Le Fondazioni private sono le nuove istituzioni? ha fatto il punto sulle complessità normative, sulle difficoltà con i territori di pertinenza, sulla mancanza di strumenti di autovalutazione. Ha sottolineato l’importanza del neonato Comitato per le Fondazioni di arte contemporanea, anche per la diffusione delle “best practice, per favorire l’audience engagement”. 
Sorprendentemente, i Nuovi mecenati manifestano entusiasmo anche per l’accompagnamento di progetti che coinvolgono opere immateriali e performative, più esperienziali rispetto al passato. La discussione ha sottolineato l’importanza dell’educazione alle arti visive e ha fatto emergere un nuovo mecenatismo diffuso, di prossimità, giovani mecenati che meritano attenzione, riconoscimento, formazione. 
Il tavolo Per una cultura del fundraising ha sottolineato come la raccolta fondi sia una pratica ancora poco diffusa in Italia, sebbene sia uno strumento utile per fronteggiare l'attuale e perdurante situazione di crisi. Al lungo termine, sarà necessario far crescere la professionalità degli operatori per migliorare i rapporti con i donatori (singoli e aziendale, attivi o prospect) coinvolgendolo il pubblico e le comunità in progetti di medio e lungo termine, ad ampia partecipazione e dagli impatti misurabili. 
Gli (spazi) indipendenti nascono da iniziative private ma assolvono un ruolo pubblico. La loro natura ibrida genera la difficoltà maggiore: trovare finanziamenti e allo stesso tempo rimanere, appunto, indipendenti. Potrebbe essere opportuno costituire un comitato promotore che favorisca un contatto più proficuo con possibili finanziatori e il rapporto con l'amministrazione pubblica. 
Il tavolo Quale senso per l'arte pubblica? ha preso le mosse da una riflessione teorica attorno alla questione del “pubblico” ed ha sottolineato il carattere “socially engaged” e “in public interest” dell'arte e l’importanza della “questione pubblica” per la costituzione dell'immagine del futuro. Tra gli argomenti affrontati, la definizione di spazio pubblico come luogo di negoziazione anche conflittuale, il metodo, i processi, i pericoli insiti nell'abbandono dei progetti e nella mancanza di manutenzione. 
Il tavolo Quale mercato per l'arte? ha messo in evidenza la scarsa, scarsissima quota di mercato degli scambi avvenuti sul nostro territorio sia rispetto all'Europa sia nel mondo. Ha quindi identificato quali maggiori criticità il regime fiscale non favorevole alla vendita, la presenza di imposte onerose, l’attività del provvedimento di notifica sui beni di più di cinquanta anni e la tracciabilità degli acquisti. 

Antonella Crippa con Martina Angelotti, Elisa Bonini, Chiara Galloni, Neve Mazzoleni, Bruna Roccasalva e Alessia Zorloni.