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[M] comunicazione e rapporto coi media


M1. Contemporaneo sui media: un'assenza ingiustificata

È possibile rendere l’arte fruibile e comunicabile sui media, tanto quelli tradizionali - dalla tv generalista ai quotidiani - quanto sui cosiddetti “nuovi media”. Con quali strumenti?

Più che di assenza ingiustificata dell’arte contemporanea sui mezzi di informazione, è lecito parlare di una presenza paradossale. Difficile riferirsi a un vuoto, considerando il peso che l’arte sembra avere assunto nella percezione del quotidiano. È un’esperienza comune proprio quella diffusa tendenza estetizzante che deriva da uno sconfinamento dell’opera, sotto qualunque forma essa si presenti, come oggetto, immagine di sé o sensazione latente. D’altra parte, la sovrapproduzione di segni, la proliferazione delle opere, la coscienza della riproducibilità, la pluralità dei sistemi e una sconfinata enciclopedia dei linguaggi, non dovrebbero essere interpretati come un vulnus da curare, in virtù di una vaga nostalgia di un tempo mitologico. Di fatto, la complessità è una imprescindibile chiave di lettura dell’epoca contemporanea e proprio il campo iper-esteso delle esperienze artistiche, se considerato da una prospettiva storica e critica, può aprire nuove possibilità di conoscenza.
premesse
Questo argomento coinvolge tutte le declinazioni del sistema dell’arte contemporanea, i suoi intricati flussi composti da ruoli, istituzioni, luoghi, momenti, economie, produzioni. In particolare, sollecita l’ampio settore della mediazione, della comunicazione, il cui compito consiste nel trasformare la forma dell’opera in un codice linguistico. Una funzione strutturale che si è cristallizzata in una serie di pratiche, smarrendo il contatto non tanto con i diversi pubblici e con gli addetti ai lavori – basti pensare ai canali tematici, ai palinsesti interattivi, alle miriadi di riviste specializzate, ai blog di settore – quanto con la stessa articolazione conoscitiva e linguistica messa a disposizione dalle innovazioni tecnologiche. Sono a disposizione strumenti adatti per archiviare e rendere fruibile l’enorme quantità di informazioni, per generare valore economico e conoscenza critica. Eppure, queste opportunità sono ancora solo potenziali. Formulare proposte di cambiamento immediato sarebbe impossibile, l’ennesimo tentativo di fissare il divenire. In ogni caso, si possono progettare interventi concretamente praticabili e, nel corso della discussione, sono state evidenziate due linee di azione, riferite alle reti televisive e alle testate giornalistiche. Per i canali televisivi tematici, è emersa la necessità di programmare un palinsesto strutturato, coerente e organico, non costretto alla sola riproposizione di format. Per le televisioni generaliste, è stata proposta una modalità di intervento dolce nella programmazione, con incursioni brevi ma centrate, sul modello di alcuni esempi storici (Adam Curtis, Agnes Varda, Gerry Schum). Similmente, per le testate giornalistiche è urgente recuperare l’impostazione di una linea editoriale dichiarata e riconoscibile, che permetta di comunicare al fruitore, senza ambiguità, le modalità selettive del racconto. Per agevolare questi interventi, bisogna agire su più fattori, impostando categorie interpretative diverse, fluide, che tengano conto delle ingerenze dell’economia reale, prendendo atto dei rivolgimenti percettivi, degli strumenti tecnologici più avanzati e delle diverse abitudini dei destinatari. Contestualmente, è stato affrontato l’argomento della formazione delle figure professionali, il cui percorso di studi e di esperienze non fornisce una preparazione specifica finalizzata alla divulgazione del contemporaneo, finendo per confondere la mediazione, il cui movente è la diffusione dell’informazione, con l’azione accentratrice della critica. Un nuovo modello di formazione potrebbe prevedere un orientamento ibrido, verso la narrazione e la descrizione più vicine alle nuove forme processuali dell’arte contemporanea, una sorta di aggiornata letteratura ecfrastica, pur riservando spazi e canali specifici per l’opinione e l’interpretazione critica. Allora, compito degli addetti alla mediazione e alla comunicazione è immaginare nuove ipotesi metodologiche per impostare un dispositivo linguistico complesso non solo in grado di comunicare la forma materiale, processuale e virtuale dell’opera contemporanea, con narrazioni trasversali dedicate a più pubblici, per stimolare una conoscenza critica, ma anche capace di attirare l’interesse delle strutture economiche, per generare altro valore e propagarlo. A questo proposito, è emersa l’urgenza di uno studio approfondito del linguaggio dei social network, segnatamente per l’ambito della comunicazione dell’arte. Un presagio enigmatico ha chiuso la discussione. Una parte delle sperimentazioni più avanzate dell’arte contemporanea si configura come invito diretto al pubblico, per un coinvolgimento attivo nel processo creativo che definisce l’opera. È questo il caso della Net Art, un movimento imponente, difficile da collocare e analizzare secondo i tradizionali parametri critici e storici. In tale campo, l’opera diventa atto di mediazione in fieri, confondendo l’autore collettivo e i pubblici, escludendo, di fatto, la figura del “mediatore professionista”. Forse, coinvolto nei cambiamenti strutturali cui è soggetta l’opera d’arte, il mediatore ha perso il suo ruolo di tramite. Tale dubbio deve essere interpretato come ulteriore spunto per considerare l’urgenza di altre ipotesi di ibridazione tra gli ambiti, aprendo nuovi spazi obliqui di intervento del linguaggio.
proposte
Ipotesi metodologiche 

• Trasformare la debolezza in forza, prendendo atto dello sconfinamento degli orizzonti, pensando a nuovi modelli di interpretazione critica e storica per la sovrapproduzione dell’opera d’arte, per la pluralità dei linguaggi e per la iperestensione dei codici, abbandonando la leggenda rassicurante del buon tempo antico. 
 • Pensare a nuovi percorsi formativi per gli addetti ai lavori della mediazione, come anche iter orientati verso la narrazione e la descrizione, non solo verso l’imposizione dell’opinione e l’interpretazione critica.
• Programmare un palinsesto strutturato, coerente, organico, per i canali televisivi tematici. • Immaginare modalità di intervento dolce nel palinsesto dei canali televisivi generalisti, con incursioni rapide di programmi altamente specializzati. 
• Recuperare l’impostazione della linea editoriale dichiarata e riconoscibile, che permetta alle testate giornalistiche di comunicare al fruitore, senza ambiguità, le modalità del proprio racconto. 
 • Immaginare nuovi dispositivi linguistici non solo in grado di comunicare criticamente, con narrazioni trasversali adatte a più pubblici, la forma sia materiale che processuale dell’opera d’arte contemporanea, ma anche capaci di attirare l’interesse delle strutture economiche, per generare altro valore e propagarlo.
 • Ripensare alle funzioni sostanziali della figura del “mediatore professionista”, mettendo in conto la possibilità di rivolgimenti profondi, verso una ibridazione tra ambiti, specializzazioni e linguaggi.